0112)
ISABELLA DE’ MEDICI
DEL MAESTRO
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DA RAPPRESENTARSI LA
NEL
TEATRO) GRANDE DI TRIESTE
La Quaresima del 1 8 4 5,
TRIESTE
TIPOGRAFIA WEIS
A SPESE DELL’ IMPRESA.
MUSIC LIBRARY
UNC--CHAPEL HILl
A chi leggerà.
Isabella de 3 Medici , figlici del granduca Cosimo e
sorella del granduca Francesco marito in secondi voti
della famosa Bianca Capello , fu donna , che per gioventù ,
bellezza ed ornamenti di lettere , di musica , di poesia
formo lungamente la delizia della corte toscana. Così
avesse ella congiunto ai doni di natura e di fortuna la
purezza del cuore e V integrità del costume!
Moglie a Paolo Giordano Orsini , da cui tosto si
separò j dopo breve e tempestosa vicenda di illeciti amori
rivocò da Roma il marito e si ricongiunse a lui nel 1 5^6,
anno di giubileo.
Ma la pace non fu che apparente: pochi giorni dopo
nella villa di Cerreto , ove gli sposi sJ erano condotti per
assistere ad una partita di caccia , di nottetempo il marito
la strozzò.
Nello stesso anno , ed anzi nello stesso mese , e per
le stesse cagioni , Piero de Medici, altro fratello del duca ,
aveva pugnalata in Cafaggiolo la propria consorte Eleo¬
nora di Toledo, bellissima aneli essa e giovanissima. Sono
tragedie orrende , e ne imboccano le. storie di quell epoca.
Cade nel medesimo anno la congiura di cui furono
complici Cosimo Ranieri , Ristoro Maccliiavelli s Giovanni
A Itovi ti, e Tlncenzo Martelli d3 ordine del granduca presi
e giustiziati. (*)
L3 autore di questi versi non pretende d3 avere com¬
posto ne un dramma nè un melodramma : per le poche
scene cucite insieme alV uopo della musica egli implora
quella indulgenza , clic le strettoje fra cui giacque gli do¬
vettero meritare .
'") V. Morbio. - Storia de’ mutiicipj italiani, Voi, IV,
PERSONAGGI.
ISABELLA DE’ MEDICI, moglie in secondi voti di
signora De - Giuli - Dorsi Teresa
Cantante di camera di S. M. il re di Sardegna.
PAOLO GIORDANO ORSINI
signor Marini Ignazio
ADELE , figlia dell’ Orsini di primo letto e moglie di
signora Viola Virginia
GUALTIERO, romano
signor Della Longa Carmelo
COSIMO RANIERI
signor Demi Stanislao
RISTORO MAC CHIAVELLI
signor Caspani Vincenzo
GIOVANNI ALTO VITI
signor Crosa Carlo
LUCA DEL PRATO
signor Corazzari Francesco
LUCREZIA DI FRESCOBALDI, dama d’onore d’isabella
signora Pusterla Teresa.
Coro >
di Cittadini e Contadini d’ ambo i sessi.
Penitenti bianchi - Cavalieri c Dame - Congiurati ecc.
Musica del signor Maestro Federico Ricci.
Gentiluomini Fiorentini
L'azione segue parie in Firenze, parie nella villa eli
Correlo : anno 1576 .
Maestro Direttore della Musica
Federico Ricci .
Primo Violino Direttore per P Opera
Paolo Coronini
Primo Violino Direttore per i Ballabili
Gius. Alessandro Scaramelli .
Maestro Istruttore de’ Cori
Francesco Desirò
con Numero 16 Coristi e 10 Coriste.
Suggeritore e Copista
Girolamo Carpanin .
Pittore Scenografico
Pietro Pupilli.
Inventore e Direttore del Macchinismo
Giacomo Caprara .
Capo Sarto
Giuseppe Pancaldi.
Il Vest iario è di proprietà di
Pietro Rovaglia e Comp. di Milano .
Attrezzista
Lazzaro Rogna .
Ili umiliatore
Angelo Slradella.
7
ATTO PRIMO
Piazza della Signoria parata a festa. — Di fronte
il palazzo del gran Duca. Cuccagne e fontane
che gittano vino ec.
SCENA PRIMA.
Coro di cittadini e contadini d’ ambo i sessi ^
che danzano e tripudiano. In disparte sul
davanti della scena Cosimo Ranieri, Ristoro
Macchia velli, Giovanni Altoviti, e Luca del
Prato ristretti in crocchio stanno osservando
la festa.
Coro
L’
anno santo , eh’ è passato
Tutti i debiti ha pagato :
L’ usurajo fa baldoria
De’ suoi libri di memoria. -
Or che il secolo è pentito
Via P acciuga e il pambollito:
Su beviam , cantiamo in coro ,
Torna al mondo l’età d’oro.
Parte del Coro Viva il gran Duca! Egli è
Più grande d’ ogni re ! -
Altri La povera duchessa
Viva moli’ anni aneli’ essa!
Giù la Bianca - e seco vada
Ogni strega a lil di spada —
Altri
8
Altri ancora Ed Isabella, e Piero alzili le fronti,
Tornino a nuove gioje, a nuovi amor!
Ran. \
Macc. \ (Arno, t’arresta, e voi franate, o monti,
Alt, t Scpellite l’ infamia di costor !)
del Fra, ;
Donne Siam forosette e cittadine insieme,
E la ridda meniamo allegramente -
Danzare e amare insino albore estreme,..
Di tutto il resto non sappiamo niente !
Coro
Ran,
Macc.
Coro
Ran.
Macc.
Alt.
del Pra.
Sei pur bella, o Firenze, che posi
Come sposa entro letto di fiori,
Notte e dì venticelli amorosi
Ti consolali di molli tepori :
Di giardini t’ ingemmi e di fonti
Qual regina in sua possa sicura.
Ti ricingi di torri e di mura
Vergili forte e fedele all’ onor !
(Sei pur triste, o Firenze, addormita
Turpemente sul letto dei vili;
Dove infame si vive la vita
Qual mai prò di tant’ opre gentili*?
Cadde Siena; tu baci la mano,
Che t’ ha d’ onte e di scherno pasciuta —
0 venduta per sempre venduta
Serva abbietta d’ abbietto Signor !)
Che si dice da color?..
Dalli, dalli - ai traditori ( precipitandosi
addosso ai quattro )
Accorr’ uomo! ( difendendosi )
SCENA II.
9
Gualtiero colla spada sguainata ? indi Giordano.
i
Guai.
E
Eccomi a
voi.
( ponendosi a loro difesa)
Gior. (lo trattiene )
Imprudente che fai ? Qui giunti appena x
Vuoi tu perderci entrambi? (/a folla si disperde )
Guai. Io far volea
Gentile opra non rea ;
Io difender sperai quei cavalieri.
Gior. Qui non son cavalier. Qui v’ è un Signore
E una mandra —
Guai. 0 Firenze !
Gior. 0 giovili core !
Odi, Gualtiero, e ne fa senno. Tutto
Che qui vedi è menzogna, onta c delitto.
Chi m’ assecura, che la pace istessa,
Che m* han la moglie ed il cognato olferta,
Non celi insidia e nimistà coperta ?
Guai. Perchè dunque venir ì Quieto asilo
Roma pur t’ era ?
Gior. È ver . . . ma . . . dirte '1 deggio ? . .
Colei che m* ha tradito
Che mi tradisce or forse... ebbene... io l’amo
Io l’amo sempre la mia donna... assai
Più che quella gentil che il ciel mi tolse ,
Più che la madre di mia figlia io 1’ amo ! . .
Ma tu almen , cui di padre in loco io venni,
Quando in Adele ogni mio ben ti diedi,
Tu almen ledei mi sarai sempre ‘I..
Guai . E il chiedi ?
Movea diserto ed orfano
Per calle aspro di guai —
Sul mio sentiero un angelo
Vidi - mi scossi - amai!
10
Gior.
Guai
Gior .
Guai
Gior.
Guai
Gior .
a 2.
Laura disparve: in lagrime
Lasciommi e in abbandono . . .
Quant’ or posseggo e sono
Del tuo bel core è don.
Ah ! se cortese hai 1* anima
Siccome il labbro hai grato,
Se colla man dell’ unica
Figlia t’ho a me legato,
Or tu d* affetto vigile
■ Sorveglia i passi miei,
Tu il protettor qui sei,
Il bisognoso io son.
Parla.
Agl’ inganni nuovo
Di questa corte infida
Col cieco Dio per guida,
Se in te, se in te non trovo
Soccorso nel periglio,
Chi mi difende, o figlio,
Dal medicèo pugnai*?
È ver!
Fumano ancora
Le piaghe di Leonora
Tra i baci e i molli accenti
Dal reo marito aperte :
Di tali abbracciamenti
Son qui le gioje offerte
Dal letto conjugal!
Assai dicesti. Teco
Sarò costante - il giuro —
M’assista il ciel così!
Or che Gualiero è meco ,
Andiam - dal cor sicuro
Ogni timor fuggì.
Congiunti, serrati pel bujo moviamo
La pace sul labbro , sull’ elsa la man :
Pjù assai che lo sdegno, l’amore temiamo,
S un cade, non cada nè solo nè invan.
(partono)
Il
SCENA III.
Recinto e porticato annesso alla Chiesa di San
Lorenzo. In fondo la chiesa stessa. Qua e là
sparse alcune tombe tra le quali il sepolcro
innalzato di fresco ad Eleonora di Toledo
con iscrizione relativa. Si vedono passare per
ìa scena alcuni penitenti bianchi coperti del
cappuccio della confraternita.
Coro interno di penitenti ? indi Isabella.
Stanca, nojata è l’anima
Di questa guerra atroce,
Bassa è la nostra voce
Mesta qual d’ uom che muori
Isab, ( entra sola e vestita a bruno.)
È questo il loco : il sasso
Di Leonora è questo :
Dolce compagna de’ miei giovani anni
Ove sei tu? Ferro crudel recise
Tuo verde stame, ed io
Sola a piangerti resto. - lo pur peccai . . .
Donna d’ altri , adorai
Fior di grazia e d* amore un giovinetto . . .
0 Roma ! o mio Gualtiero ! . .
Ogn’ altro affetto sorvolò leggero ,
Tu in cor rimani! senza te quest’ora
Che lo sposo placato a me radduce
Tutta gioja sarebbe e tutta luce.
Oh ! . . il consorte ! . . Egli deve
Esser giunto . . . egli è qui . . . Preghiam , preghiamo !
È delitto, è follia
Ogni sospiro che di lui non sia.
(s’ inginocchia alla tomba cV Eleonora )
0 Leonora, insegnami
Dal cielo ad esser pura;
12
Scudo mi sia 1* esempio
Di tua crudel ventura;
Fa clic lo sposo reduce
Sol gioja al cor m’apporti,
Sulle tue calde ceneri
Giuro d’ amarlo ognor!
Coro int. (0 fortunati i morti
Che dormon nel Signor!)
lsab. Te fortunata! Io vivere
Deggio agli affanni ancor!
Oh ! fuggi - involati
Pensier fatale
Di lui , che P anima
Scordar non sa...
No - vano è il piangere,
Pregar non vale —
IP inesorabile
Memoria sta.
SCENA IV.
Giordano ed Adele dal fondo e detta .
Gior. O v’ è de ssa?
Ad. Eccola - fatta
Più leggiadra dal dolore...
Gior. ( accorrendo verso Isabella )
Isabella!
Isttb. Q mio Signore!
a 2.
Sei pur tu, che stringo al petto ?
Nell’ ebbrezza dell’ affetto
Taccia il labbro e parli il cor!
Ad. (ad lsab.) Te qui seppe c ratto accorse
Di sorprenderti bramoso...
lsab. Dolce Adele!.. (la bacia in fronte)
13
Gior. Aneli’ essa unita
Da due lune a giovili sposo...
lsab. Oli , sul calle della vita
Non ti spuntino che fior!
a 3.
Dio pietoso, che presso all’altare
Tanta gioja volesti libata,
Tra le sirti d’ un perfido mare
Prendi tu 1* umil legno a guidar...
Splenda eterna quest’ Iri beata
Che degnasti agii afflitti inviar!..
lsab> Ov’ è 1’ uomo che ti piacque
Nomar tuo? (ad. Ad .)
Ad. Verrà tra poco.
lsab. La sua patria?..
Gior ♦ In Roma ci nacque —
Sorte il volle in basso loco ,
Ma virtute il prese a mano . . .
lsab. (come cacciando un’ idea importuna')
Basta basta... 0 buon Giordano!
Dì, che m’ami: un solo accento
Di tua voce m’ è più grato
Che di mille arpe il concento
Accordate in suon d’ amor ;
Dì , clic m’ ami - sul passato
Per noi cada un denso velo :
Presso al mondo e presso al cielo
Tu se’ 1’ uomo del mio cor!
Gior. Io sì t’amo, e d* un affetto
Che comprendere puoi sola —
Da te lunge ogni diletto
M’ era tenebra e squallor :
Io sì t’ amo ; la parola
Se non basta, o dolce amica,
Questa lacrima tei dica,
Questa lacrima del cor.
14
Ad.
Son felici, e anch’io lo sono
Quanto lice esserlo in terra —
Dallo sdegno, dal perdono
Più soave esce 1* amor ,
Pari al sol che dalla guerra
Delle nubi esce più bello,
Pari all’ ór che dal martello
Forza ottiene, ottien splendor.
( Giordano ed Isabella restano abbracciali )
SCENA V.
Gu aliterò con seguito e detti.
Ad. ( correndogli incontro)
T
J. u sol mancavi . . . affretta . . .
Guai . (si ferma contemplando il gruppo )
Anche un istante, o cara;
Di gioja sì perfetta
Troppo è la vita avara,
Non la turbiam...
lsab. ( sollevando la testa') Chi venne4?
Guai, (la riconosce)
Ella... gran Dio!..
Ad. ( piglia Guai per la mano , e lo conduce ad lsab.)
Signora ,
L’ uom che mia fede ottenne
La grazia vostra implora.
lsab. ( psandolo stupefatto i)
Costui... costui ... .che brama?
Gior. Sposo a mia figlia egli è...
lsab. (tra se) (Sposo a sua figlia!.. Ei l’ama!)
Guai. (Ella si perde - oimè !)
lsab. ( ricomponendosi )
Signor... (a Guai.)
Qual mai pallore!
Qual mai tremor la coglie!
Coro
lsab.
Giov.
Ad. Coro
lsab.
Guai
Gior ♦
Ad. Coro
(Resisti o cor!) Signore...
Perdono ... Antiche doglie . , .
Talora ignoto un volto...
Ha di svegliar . . . virtù . . .
(Ella il conosce!)
Accolto
Ben freddamente ei fu!
(Ciel tiranno, un dolor novo
Tu serbavi alla pentita...
Chiesi pace e guerra trovo
Traditrice e insiem tradita:
/
Solo un uom sorgea tremendo
Fra lo sposo e la mia fede,
Or quell’ unico a me riede
Adorato ed infedeli)
(Ella sposa al padre mio!
La mia Laura in Isabella !
Qual ne avvolge , eterno Iddio ,
Quale orribile procella!
Lei perduta, io credei spenta
La virtù del primo amore:
Qui la trovo - e s* apre in core
La ferita più crudel.)
(Trema e palpita la moglie . . .
Si confonde il giovinetto...
Chi mi spiega, chi mi toglie
Quest’ orribile sospetto...
Padre, sposo, ovunque volga
Nell’angoscia gli occhi miei,
Traditor sol veggo e rei,
Sangue in terra, e notte in ciel!)
Quali sguardi ! Qual mistero !
Tra se ognun mormora , o tace , . .
Ah, fu sogno lusinghiero
La speranza della pace!
Se discordia e gelosia
Deli’ amore han preso il loco ,
Non v’ è sole , non v’ è foco
#
Che nc vinca il duro gel!
Gior. Andiam Signori - In questo
Squallido asilo c mesto
Noi cercheremmo invano
Il riso dell’ amor... (a Guai)
T a porgi a lei la mano . . .
( Gualtiero vuole accompagnarsi con Adele — Gior¬
dano lo previene, ed additandogli Isabella con
tuono significante.)
Alla tua madre!..
Guai. lsab. (Orror!)
( Isabella nella massima confusione presenta la
mano a Gualtiero: quindi nel rivolgersi , veduto
il sepolcro d' Eleonora getta un grido e cade
svenuta nelle di lui braccia .)
17
ATTO SECONDO
Ricco gabinetto nell’ appartamento occupato da
Gualtiero nel palazzo di Giordano ed Isabella.
SCENA PRIMA.
Adele sola .
Il suo segreto è là! (additando un armadio chiuso)
Non vista il vidi
Trarne sovente alcuni fogli e in pianto
Rileggerli c baciarli. 0 a me sinora
Tormento ignoto, o gelosia! - Sei giorni
In Firenze passammo, e più severo
E più mesto ogni giorno è il mio Gualtiero.
Chi me lo invola'?.. Il vo’ sapere... il deggio...
Non è Gualtiero mio '?
Tutta sua non son io‘?
Yediam - (s'incammina verso l'armadio , quindi
ad un trailo si ferma i
Nonvposso... Ignota forza il piede
M’arresta - È colpa il vacillar di fede!
Chi mi ridona i palpiti
Del confidente petto,
Le care veglie, i placidi
Sonni gioiti un di'?
Chi mi ritorna all’ estasi
Di quel soave alletto*?
Ali non credea fuggevoli
Le gioje mie così!
2
18
S’ abbandoni il reo pensiero . . . (per andarsene )
Pur... se a me non lice il vero
Indagar , scoprir V errore ,
Chi lo vieta al genitore? —
Siano i fogli a lui recati
(fa scattare una molla dell ’ armadio che
si apre e ne leva un portafoglio )
Così chiusi, inviolati,
Ei li legga e mi riprenda ,
Ei la pace al cor mi renda.
Già veggo sorridere
Del vano timore
Con fronte serena
Il buon genitor.. .
Oli allor con qual giubilo
Confesso l’errore!
Scontarne la pena
Fia lieve ad amor! (via}
SCENA II.
Gualtiero, indi Isabella.
Guai. ( guardando ad un orologio)
ti già vicina V ora —
Verrà tra pochi istanti.
(S’ apre la porla di mezzo ed entra Isabella ve¬
stila di biarico e con passo lento e solenne )
Isab. Gualtiero!..
Guai . 0 mia Signora !
Isab. Gualtiero!.. A eterni pianti
M’ hai condannata tu !
Guai. Saran divisi - Io pure
Altro non veggio intorno
Clic lagrime e sventure
Isab. Di tua venuta il giorno
Giorno di morte fu !
• • •
19
Guai.
lsab .
Guai.
Isab.
Guai .
\ v
lsab.
Guai.
0 miei deliri, o stolta
Speme, che in cor serrai
Quando la prima volta
Ti vidi e t’ ascoltai
Cinta di fior la chioma,
E del liuto al suon
Sui ruderi di Roma
Mesta intuonar canzoni
T’ amai; mi vider teco
Gli astri d’ invidia accesi,
De’ sette colli all’ eco
11 tuo bel nome appresi..*
Ma tacqui il nome mio:
Poi nell’ estremo dì
Che dovea dirti addio
Sui labbri il suon morì.
Eri già d’altri, ed ora...
Ne accoglie una dimora,
E un infinito abisso
Pur ne separa...
Ab, sì!
Al mio partir prefisso
Dal padre è il terzo dì.
a 2
Addio . . . per sempre addio . . .
In questo accento solo ,
Una è per noi di duolo
Intera eternità!
(per andarsene , quindi ad un tratto si arresta
e risolutamente )
Il terzo dì dicesti?..
Domani è caccia e festa
Aila ducal Cerreto... v
Me la fatica arresta
Tutta ... la notte ... là . . .
Sogno , amor mio ?
Vederli
L’ultima fiata, e poi...
a 2
Venga la morte - a noi
. Grazia il morir sarà! (via)
SCENA III.
Vólti sotterranei nello stesso palazzo^ destinati a
custodia d" armi. Si discende a destra per un
praticabile.
Giordano con lucerna accesa e portafoglio in
mano ed Adele.
Ad . \^iver dunque tranquilla
Poss’ io?
Cior. Tranquilla.
Ad. Oli , del mio dubbio quanta
Vergogna adesso! L’ error mio conosca
Gualtiero . . . tosto . . .
Gior. Non ancor. Riposto
Eia da me il portafoglio , e basti. Spesso
L’ amor più vero a prova tal non regge...
Meglio tacere.
Ad. Il tuo consiglio è legge.
Gior . Qui i convitati cavalieri attendo
Solo - Tu vanne, e alcun noi sappia...
Ad. Intendo, (vìa)
SCENA IV.
Giordano solo, seduto ad un vecchio tavolo apre
il portafoglio e ne svolge alcune carte.
Si conobber! s’ amar! s’amano ancora,
Ancor s’ aman gl’iniqui! - un primo amore
20
Isab.
21
Che non s’ estingue ! - Ed io ,
Stolto! io stesso a costei l’amato drudo
Radducea fra le braccia!.. E in lui poneva,,
Cieca, intera fidanza4? - 0 mio furore
Prorompi aitine, e sian crudeli Pire
Quanto fu lungo e muto il mio soffrire!
SCENA V.
Ranieri, Macchi avelli, Altoviti, del Prato
Coro di cavalieri e detto .
(. Entrano i cavalieri avvolti ne ’ loro mantelli^
Dopo un momento di silenzio)
Ran. k5e in tal loco è festeggiata.
Ben fia triste la serata.
Gior. Lieta fia, per tutti lieta
Cli* hanno un ferro e un odio in seno . . .
Coro Quali accenti!
Gior. La segreta
Mente vostra io leggo appieno* ••
Perchè cada 1’ empia corte
Io son vostro , e della morte.
Ran . Macc. Alt . Del Prato
Chi ne parla4? Il vecchio amico.,
0 de’ Medici il cognato *?
Gior . La vendetta, 1’ odio antico
Da nuov’ onte esacerbato...
Di Firenze il disonore,
Che a me pur fu nido e stanza,
Ed in fin, trafitto il core
E perduta ogni speranza,
Brama ardente di morir.
/ sudd. Molto è ciò - ma a tante vite
Poco ancora.
Gior ♦ Ebben m’udite —
Che mi regga in tanto duolo
lo non ho che un amor solo ,
22
La mia Adele - e per lei giuro:
Se vi manco, Iddio possente
Dia tal pena allo spergiuro
Che insiem colga 1* innocente ;
Veder possa abbandonata
Vagabonda svergognata
La mia figlia a lenti sorsi
Ber la tazza dei martir,
Possa udirla a’ miei rimorsi
Insultare e maledir!
Coro Non più - ali’ opra - Il tuo progetto ?
Gior. Coll’ aurora io là v’ aspetto
Dov’ è più la macchia oscura
Di Cerreto in sull’ altura.
Ivi il Duca esce co’ suoi,
Ivi ascosi sarem noi . . .
Doppia caccia, e doppio inganno
Alle lepri ed al tiranno.
Or non parlino che l’ire...
Coro Sia qual brami. All’ avvenire
Il destili provederà . . .
Gior. Cosa fatta capo ha!
Tutti
Ombre degli avi - solinghe e gravi,
Che qui di lagrime - spesso venite
Le irruginite - armi a bagnar,
Temprate il santo - libero pianto ,
Quest’ armi vindici - si desteranno ,
Risuoneranno - dall’ Alpe al mar. ( partono )
SCENA VI.
Grande sala riccamente addobbata ed illuminata
nello stesso palazzo di Isabella. Suoni e danze.
Coro di Cavalieri e Dame.
T
A ra le danze , tra le feste
È il segreto de’ viventi;
23
Fremali fuori le tempeste
Delle nubi e delle menti:
Qui due coppie avventurose
Si circondano di rose,
Tutto splende, tutto invita
Alla danza ed al piacer — •
I! segreto della vita
Sta nel vivere e goder!
SCENA VII.
Isabella accompagnala da Giordano, Gualtiero,
Ranieri, Macchia. velli , Altoviti, Lucrezia
e detto .
Coro
Scorda del fragile
Petto gli affanni,
E il canto rendici
De’ tuoi begli anni ,
Clic d’Arno i salici,
L’ argentea luna
A notte bruna
Sì spesso udir . . .
Dei cor delizia,
Saffo novella ,
Tempra le armoniche
Corde, o Isabella,
E al voi rispondano
De’ tuoi desir !
Gior. L’ arpa s’ arrechi. (a Lucrezia , che eseguisce )
ha. Da gran tempo mute
Irrigidir le corde, e mal risponde
L’ estro al desir . . .
Guai, ( piano ad Isabella) (0 Roma!..)
Gior, Almen ti mova
La comune preghiera . . .
Isab,
Ebben - si tenti. -
24
Ghirlandata di mirto c di cipresso
La casta eburnea lira,
Genio del mesto imaginar, m’inspirai
I.
Canta 1’ estrema volta
Più molle il cigno esangue,
Face , cui V esca è tolta ,
Guizza un momento e langue.
Privo d’ umore il fior
Versa un profumo c muor.
IL
Raggi profumi e canti,
Sorrisi miei d’ un giorno „
Ancor per pochi istanti
Brillate a me d’ intorno . . *
Io son per poco ancor
Cigno, fiammella e fior!
Coro Tutto sorride e splende
Di voluttà novella,
Ma il canto d’ Isabella
*
E canto di dolor!
Guai . (Non apparirmi in volto
Febbre che m’ ardi il cor ! )
Gior. ( osservandoli )
(Chiaro eloquente è molto
Quel duolo e quel pallor ! )
SCENA Vili.
Adele frettolosa con un foglio ? e delti.
Ad. CiT u altiero . . . o mio Gualtiero...
Son pur felice! - A suo maggior scudiero
T’ elegge il duca e ti vuol seco - 0 mio
Limpido ciel natio...
Colli beati della mia Firenze ,
25
Più a voi non mi torni sorte funesta!..
Guai. Clic*?..
ha. (Gran Dio!)
Gior. (Senza pari infamia è questa!)
Guai. ( dopo aver lello)
E vero, è vero... addetto
Per sempre al duca... 0 padre, a te soltanto,
Onde ogni ben mi scese ,
Del novello favor grazie sian rese!
Gior. (con furore represso che si andrà mano mano
sfogando)
No, a me non devi 1’ onor carpito,
L’ assurda scelta, no, a me non devi —
Giovili tra gli ozj nato e nudrito,
Quai glorie conti ne’ tuoi dì brevi’?
Vergogna è il premio, clic non si merla:
io qui lo anniento , io lo calpesto . . .
( straccia e giUa il foglio)
Se ciò t’ offende, se insulto è questo,
T offendo e sprezzo... mi sei stranieri
Guai Ab troppo, ah troppo l’onta è tremenda
Che tu riversi sul capo mio ;
Cli’ io taccia , o a vili preghiere scenda
Noi vuole il mondo, noi vuole Iddio...
Tu ni’ hai d’ infamia la via coperta ,
Se non richiami gli stolti accenti,
Dì, che deliri, die infausti eventi ,
T’ ombrali di negre larve il pensici'.
isa. (0 mio rimorso! tra tiglio e padre
Dittato è il guanto - per me gittato!
A note scritta sanguigne ed adre
Sarà la storia del mio peccato —
A basse invidie quell’ alma aperta
Non mai conobbi, non seppi mai:
Deli altra è l’ira, ben altri i guai
Che rodon dentro quel core altieri)
lian . , Macc . , Alt., Coro d' uom.
Gli accesi spirti, calma, o Giordano;
26
(a Gior.)
La coimin causa non sia tradita —
Sopporta e taci - Non vedi, insano,
Li1’ a un filo pende la nostra vita ?
Ad. , Coro di dame
Qual mai di sdegno cagion t’ è offerta?
Signor ti placa, ritorna in pace _
Se di Gualtiero 1’ onor ti spiace
Non sei nè padre, nè cavalieri
Ad. Pace, o miei cari! Errai
Sol io - Quel ciglio bieco
Rivolgi a me - sperai
Qui rimanerne teco,
Ed impetrai dal duca
Il mal concesso onor :
Chiedine o padre, a Luca
Rei Prato: ei ti dirà se è mio Terrori
(/ Cavalieri si fisano V un i altro nella massima
Cav. Luca del Prato ? confusione)
J”a' Col duca egli era.*.
Cav. (sottovoce) Noi siam traditi... Sgombriam di «uà . . .
Gior. (c. s.) Ite, vi seguo —
*fLW: , Terribil sera!
Jsab., Guai , /
Ad Dame \ ^uaI 11U0V0 fuImine! che mai sarà?..
coi cavalieri , Gual¬
tiero si mette ginocchioni innanzi a lui e lo
trattiene )
Guai No, non partir, se pria
Non m’ hai signor parlato —
Vedi T angoscia mia . . .
Io son disonorato !
Io giaccio nella polvere,
Non mi lasciar così —
Guai se sprezzato e vindice
Mi leverò di qui!
Isab. , Ad. , Dame (lo circondano)
Peli ! non voler tu stesso
Restarlo a nuovo sdegno _
x
Ei pure, ei pure adesso
D’ alto dolore è segno :
Come, passato il turbine.
Si rasserena il dì
L’ immeritata macchia
Dal fronte tuo sparì.
Gior . Cessa, deli cessa!.. (Il cure
Non regge a tanto affanno;
Odio, vendetta, amore
Strazio crudel ne fanno —
Che più? Venga il carnefice,
Fermo 1* attendo io qui...
Meglio morir fra’ spasimi
Che tormentar così ! )
limi., Macc., Alt., Cav. ( circondando Giordano e tra-
scinandolo seco loro )
Vieni, partiam - Dell’ angue
Pronto è già il dente , e fiede • . »
Risponderai col sangue
Tu della data fede...
A questo immotdo carcere,
Donde ogni onor fuggì,
Ritornerem terribili
In più felice dì! '
(partono in gran confusione.)
28
ATTO TERZO
Sala gotica nella villa di Cerreto. In fondo grandi
fenestroni a sesto acuto, ed a vetri colorati.
Quello di mezzo mette ad un poggi uolo che
dà sul parco. - Ai lati le statue di Saffo e di
Dante. È notte e temporale al di fuori. Di
dentro la sala è debolmente rischiarata da una
lampada.
SCENA PRIMA.
Lucrezia ad una
ed Isabella.
Isab ♦ Orrenda notte! Un mare, nn mar di foco
Sembra il ciel folgorante... Oli, degna Ilice
A colpevole amor! - Nissuno ancora
Giunge? (a Lucri)
Lue. Nissuno.
Isab. E già passata è Torà!
S’ ei non venisse? 0 s’ altri
Giungesse in vece sua?.. Se di Giordano
11 severo cipiglio ♦ . .
Dammi Tarpa, Lucrezia...
( Lucrezia le arreca V arpa : Isabella lenta
alcuni accordi, poi ad un Ir allo la ab-
bandona)
Invano - invano !
Ei mi promise ... al suo venire un canto
delle^ . fone sire in attenzione
29
Farà suonar - Porgi P orecchio attento . . .
L’odi tu torse?
Lite. Nulla
Fuorché il mugghio del tuono e quel del vento.
Isab. Ben sei cruda, o fanciulla...
Di’ che ti sembra almen! - Non vedi?., io muojo. ..
Triste presagio, che m’agghiaccia! Il gufo
Dalla gotica torre urla di nuovo . . .
Dove amore invocai, morte sol trovo.
Lue. { ritraendosi dalla feneslra)
Silenzio... un passo... alcuno arriva...
Isab. 0 pene
Per lui sofferte, io già vi scordo - Ei viene! —
(escono precipilos a mcnle).
SCENA II.
Giordano solo.
(E nlra per una porta segreta. Sarà vestita di nero c
in gran disordine . - Il temporale continua.)
Qoi sola! Io ben m’ addiedi - Essa lo aspetta!
Ma questa volta almeno
Più che 1* amor veloce è la vendetta. —
Speranze della vita
Addio! Svelata la congiura, appesi
I complici al bargello, io pur domani
Preso e dannato... Non perdona il duca,
Nè perdon cerco o voglio...
Anche appiè del sepolcro àvvi un orgoglio!
Ma... costei viver de’?.. Vivere al sozzo,
All’infame amor suo?.. Forse al dolore
Di mia figlia e alla morte?.. *) 0 ciel tremendo,
*) (tuono di fuori)
T’ intendo sì , t’ intendo . . .
Io consiglio ti chieggo, e in feral suono
Tu rispondi coi fulmini e col tuono!
30
SCENA III.
Isabella e detto.
Isab. ( alterila al vedere Giordano )
(Egli!)
Gior. ( con amara ironia)
Inatteso e grave
Forse io qui giungo...
Isab. Ancora
Tal non mi fosti . . .
Gior. Volsero
Già molte ore, o signora,
Ch’ io vi sospiro . . .
Isab. È ver!
Gior. Ore per voi di giubilo . . .
Isab. Tu pensi, o mio consorte?..
Gior. Non v’ allettar le caccie,
Non dell’ allegra corte
Isab.
Gior.(c
Isab.
Gior.
Tsab.
Gior.
Isab.
Gior.
Isab.
Gior.
Gli omaggi ed i piacer?
Più che di gioje, affranto
Uopo ha di pace il core...
5.) Dolce bisogno e santo,
Che il mio venir turbò...
(Gran Dio!)
Giungendo parvemi
Altr’ uom Ira 1’ ombre scorgere...
Chi sia quell’ uom tu sai...
Nulla vidd’ io nè §o.
Nulla?.. Il bel volto esilara,
Perchè tremando stai?
Conte, tremar d’angoscia
L’ accento tuo mi fa ■ —
Solo... a quest’ora... oli,
A me non pensi or già !
Deli ! se sventura avvenne...
Sventura... oli sì, sventura —
narrami.
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Ina ve n’ha sicura...
Or di’, colui che venne,
L’ uom desiato ov' è?
Isab» Ogni tuo detto è brando...
Gior. ( prorompendo )
So tutto... è invan... la storia
Dell’ amor tuo nefando...
Isab. Ah, ben crudel tu se’!
Pietà, signor! Partiamo...
Gior. Partir?.. Costei mi prega?
Partir ? . . No no , restiamo —
Dir te ’1 dovrebbe il cor :
Me la vendetta or lega
Dove te tiene amor.
( Voce di fuori , che canta )
„ Una fila di nuvole d’ argento
„ Innamorate al raggio della luna
„ Vanno pel cielo portate dal vento
n Per salutarti, o bella creatura...,,
Gior. (afferrando Isabella per il braccio )
Nota, panni, ad entrambi è la voce,
Sì soave, sì pura ad udir...
Ebben trema!.. Ella è grido feroce,
Ella chiama, ella sforza a morir!
Oli, la morte! Io la chieggo, la bramo,
Sarà line d’immensi dolor...
Maledetto quel giorno, clic: T amo!
Disse il labbro, e fu gelido il cor.
All’offesa s’accresce l’insulto?
Ben se’ razza de’ Medici tu!
Morrò anch’io, ma non solo nè inulto
Di ferir sinché il braccio ha virtù.
Meco or vien - più leggiadra all’ aperto
Ti parrà la gentile canzon...
( trascinandola verso il póggiuolo)
No, mio Dio, tanto strazio non merto . . .
Gior.(c.s.) Vien . . .
Isab.
Jsab .
Gior .
Jsab.
Pietà! deb il femmina io son!
32
( Giordano la trascina oltre il verone che si chiude
sul pogghiolo. - Dopo un momento s’ ode un
grido acuto. - Giordano ritorna sulla scena
esterrefatto ed ansante.)
SCENA IV.
Gualtiero e detto .
Guai • Isabella ! . . ov’ è ?
(cercandola senza accorgersi di Giordano)
Gior . T’attende!
(Lo afferra per la mano e dischiude le imposte.
La luna che trapela fra le nubi e le piante
del parco illumina il cadavere d' Isabella stesa
sul poggiuolo)
Guai. Morta!.. Il barbaro chi fu?
Gior. (in tuono solenne)
Pensa a lei, ch’or ti difende...
Guai . Chi la uccise ? . . Ali , forse . . .
(in alto di sguainare la spada contro Giordano)
Gior. (gillandogli freddamente a ’ piedi il portafoglio)
Tu!..
CADE IL SIPARIO.
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derivati per legittimo acquisto, e sanciti dalle provide Leggi
vigenti.
lordano )
imposti
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rendesse
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